Formulare le frasi in positivo per comunicare efficacemente. La psicologa ci spiega come approcciare alla comunicazione evitando le negazioni.

Ai bambini, fin da piccoli, vengono impartiti i primi divieti e le prime regole: “Non toccare questo … non correre … non mettere le mani in bocca …” .

Crescendo le cose non cambiano, o meglio, cambiano i divieti e le regole, ma non le modalità attraverso le quali vengono imposti: “Non correre (un evergreen!) … non saltare  … non urlare … non devi fare così … non cercare di …”.

E in campo? “Non urlate … non colpire la palla in quel modo … non chiuderti … non tirare … non sbilanciarti col corpo … non ti fermare …”.

Di esempi ce ne sono a bizzeffe, e non riguardano solamente regole e divieti.

Mi piacerebbe che cominciassimo a riflettere in tal senso e a renderci conto di come tendiamo a iniziare le nostre frasi col “non” e a dire molto più spesso ciò che non va fatto piuttosto che indicare ciò che sarebbe opportuno fare.

Siamo figli di una cultura incentrata su divieti, regole, su ciò che non si deve o non si può fare. Certamente le regole e le buone norme di comportamento ci devono essere: le regole ci permettono di stare con gli altri, di giocare a calcio e di fare molte cose nel rispetto di sé stessi e degli altri. Tuttavia, lo stesso concetto può essere comunicato in termini positivi invece che negativi, ed i vantaggi sono molteplici:

  1. La frase grammaticalmente risulta più semplice e corta;
  2. La frase concettualmente diventa più chiara;
  3. Sotto stress (pensiamo al momento partita o ad un giocatore ansioso o insicuro), quando il carico cognitivo è molto alto, l’attenzione è diversamente distribuita ed il contesto è ostile (rumori, grida, spazi aperti, ecc.) una frase affermativa in positivo arriva più facilmente al giocatore; 
  4. Direzioniamo l’attenzione sul comportamento che vogliamo ottenere dal giocatore: dire “non colpire la palla con la punta del piede” ci indica quello che non va fatto, ma non ci dice quello che andrebbe fatto (potrei, nell’esempio appena fatto, colpire la palla con l’esterno, l’interno o il collo del piede!). Quindi, se come allenatore scelgo di correggere il gesto tecnico, meglio comunicare direttamente ciò che va fatto (affronteremo più avanti l’argomento “gestione dell’errore”);
  5. Tutto ciò che esprimiamo in negativo invece che essere ignorato acquista potere e si rafforza;
  6. A livello emotivo il nostro giocatore è più predisposto ad ascoltare (a nessuno piacciono i non ed i no, la sensazione è di venire costantemente criticati e limitati nel nostro agire e nell’espressione del nostro potenziale).

È facile cadere nelle vecchie abitudini comunicative, ma se capiamo l’importanza ed il valore di una comunicazione fatta in positivo, probabilmente saremo più motivati al cambiamento.

Riprendendo gli esempi di inizio articolo, gli stessi concetti si possono esprimere in termini positivi: “Colpisci la palla con forza! … apriti … passaggio a destra … stai dritto … continua …”.

Cominciate ad ascoltarvi, sentite anche come i vostri colleghi danno indicazioni, pongono regole ai giocatori, li correggono (può essere utile segnarvi le frasi su un taccuino come nell’esempio in tabella).

FRASE INIZIALE

(Comunicazione dispendiosa e poco efficace)

AFFERMAZIONE IN POSITIVO

(Comunicazione efficace)

Non rallentare

Corri!

Non fare tutto da solo!

Gioca con i compagni!

Non ti chiudere

Apriti!

Non usare i pugni

Usa la mano aperta…

Non sederti

Stai in piedi

Non lasciarla battere

Anticipa

Volgete quindi le frasi in positivo mantenendo il concetto che volete esprimere e avendo chiaro l’obiettivo a cui mirate. A questo punto, ripetete la frase formulata in termini positivi.

La comunicazione, come ogni abilità, migliora se la si allena!

Daniela Oriandi 

Psicologa dello Sport e Psicoterapeuta

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