La nostra professionalità e i limiti di età

I LIMITI DI ETA’ PENALIZZANO I GIOVANI PORTIERI E UCCIDONO LA NOSTRA PROFESSIONALITA’

Le discussioni sull’argomento dei limiti di età delle prime squadre sono sempre attuali. Tali limiti possono essere obbligatori come nelle categorie dilettantistiche o indotti come quelli presenti in Lega Pro.

Queste regole introdotte qualche anno fa per dare una maggiore possibilità ai giovani di giocare spesso si traducono per costoro in un boomerang molto doloroso.

Un dato statistico rilevato su più categorie e su più stagioni pone in evidenza come il 60-70% delle squadre schierano tra i “giovani” un portiere.

Il motivo principale di questa scelta è spesso dovuto al fatto che la gestione della gara risulta più semplice per gli allenatori che si trovano ad avere così un “cambio condizionato” in meno.

Il regolamento relativo ai limiti di età, unito a questa “usanza“ di utilizzare il portiere “giovane” porta molto spesso numeri 1 con esperienze di solo settore giovanile a giocare in campionati “veri” ancora impreparati sotto ogni punto di vista: tecnico, tattico, fisico e psicologico.

Se le società e la squadra riescono a supportare il giovane in porta e a quest’ultimo viene concesso il tempo per fare la giusta esperienza, anche grazie al lavoro del preparatore dei portieri, già nel girone di ritorno si iniziano a vedere i primi risultati.

Quando il ragazzo inizia a maturare la giusta esperienza, spesso la stagione volge al termine e con l’inizio della successiva rischia di scoprirsi “vecchio” a 20 anni. Spesso il suo posto viene preso da un’altro ragazzino alle prime armi ed il risultato finale è che lui è costretto a scendere di categoria se vuole continuare a giocare.

Questo ritengo sia mortificante sia per i ragazzi sia per i preparatori dei portieri che vedono buttato al vento un anno di duro lavoro e di insegnamenti.

Uno degli argomenti più dibattuti negli ultimi anni è la mancanza di portieri italiani ad alto livello: penso sia giunto il momento di affrontare seriamente questa problematica.

A mio personale avviso le soluzioni potrebbero essere due.

La prima, e forse la più semplice, è quella di escludere totalmente dal computo dei limiti di età il portiere o, in alternativa, visto che statisticamente hanno una maturazione successiva rispetto ai giocatori ma giocano anche più a lungo rispetto agli stessi, innalzare di 3 anni il limite di età per i numeri 1.

Le seconda, forse un po’ più difficile da gestire, ma che potrebbe essere applicata a livello generale sarebbe la seguente: se un “under” gioca almeno il 75% delle gare di una stagione, nella stagione successiva non deve essere considerato fuori quota. Questo fino ad un massimo di 3 anni dopo la stagione di uscita dal limite.

Con questi aggiustamenti del regolamento ai giovani verrebbe concesso il giusto tempo di maturazione.

Inoltre il preparatore dei portieri potrebbe vedere il proprio lavoro proiettato e programmato su un arco temporale più ampio con la possibilità di pianificare una crescita continua degli atleti allenati. Un ulteriore vantaggio che questi aggiustamenti comporterebbero è quello di evitare che i preparatori lavorino pensando solo a breve termine con il rischio molto alto di veder andare sprecato il proprio impegno la propria professionalità a causa di una regola molto discutibile.

Fonte APPORT.it

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